“Raccontare alcune delle storie che mi sono state offerte è una scelta importante. Una scelta che rende omaggio alle donne che, per un attimo, mi hanno resa parte della loro esistenza.
Io le ho ascoltate nuda, nessun giudizio sulla mia pelle, accogliente come un prato in cui sdraiarsi e riposare dopo un lungo viaggio.
E le ho amate.
Mi sono emozionata con loro, mi sono sentita triste e vulnerabile.
Ho percepito la loro forza, l’ostinazione, il coraggio di continuare nonostante tutto, e le ho ammirate.
Si può entrare nella vita delle donne d’Egitto, entrare nudi come me, e poi lasciarle andare senza il soffio del giudizio.
Nei loro racconti, fragili e persistenti, c’era la volontà di celebrare la vita affinché non si perdesse nel ricordo.”
Il brano che avete appena letto è tratto dall’introduzione di J.H. Yasmin, autrice dell’intensa raccolta di racconti “La mia patria sono io”.
Nell’Egitto dei nostri giorni nove donne trovano il coraggio di raccontare la propria vita: infibulazione, matrimoni combinati, ripudio, soprusi, segregazione, violenza fisica e psicologica, annichilimento morale.
A leggere le loro storie verrebbe da credere che si tratti di situazioni assai remote sia nel tempo che nello spazio. Invece accadono oggi, quotidianamente, sull’altra sponda del Mediterraneo.
Storie vere, esperienze realmente vissute, donne protette da nomi di fantasia, che escono per un momento dal cono d’ombra che la società riserva loro ma dentro il quale coltivano sogni, combattono dolorose e impercettibili battaglie, cercano una via di fuga scontrandosi con regole durissime che non hanno scritto e non possono cambiare.
“La mia patria sono io” non è soltanto il titolo del libro, è la meta che ognuna di queste donne intende raggiungere: diventare uno spazio fisico in cui rispettare i propri diritti e le proprie emozioni, cercando di tutelarsi e di vivere, non sopravvivere.