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Gli anni ’20 del secolo scorso, le incertezze post-belliche, il movimento dei lavoratori, l’avvento del Fascismo, l’antifascismo, la fuga rocambolesca dall’Italia, la Legione Straniera, il lavoro coatto nelle miniere istriane, la fine del Fascismo e l’avvento della Repubblica di Salò, l’invasione tedesca.
Questo e molto altro racconta e disegna Giorgio Franzaroli nel suo capolavoro “Orrido famigliare”, una graphic novel divisa in due volumi che affronta la storia italiana di quel periodo attraverso lo sguardo e la narrazione dei nonni dell’autore.
Tra i tanti argomenti affrontati c’è anche quello della guerra civile: italiani contro italiani, repubblichini contro partigiani.
È proprio grazie a quest’occhio privato e quotidiano che Franzaroli riesce a rendere nella maniera più concreta e partecipe i reali termini di arruolamento e modo d’agire su entrambi i fronti:
“Così gli uomini, soprattutto i giovani, per sfuggire alla leva e ai rastrellamenti dei fascisti fuggivano nei boschi dove si formavano le prime bande dei partigiani. Tra loro c’erano antifascisti della prima ora, comunisti, ma anche soldati allo sbando e fascisti che avevano cambiato idea”.
E dall’altra parte:
“I repubblichini erano furiosi e desiderosi di vendetta. La zia Nives diceva che le facevano ancora più paura dei tedeschi. Erano quasi sempre loro a indicare ai tedeschi le strade da percorrere, le case da perquisire e le persone da arrestare, o peggio”.
Una lettura fondamentale per non dimenticare quel che siamo stati e forse ancora siamo, nel bene e nel male.

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