Souad è la protagonista di uno dei racconti che compongono la raccolta “La mia patria sono io”, scritta da J.H. Yasmin e pubblicata da Pop Edizioni.
Dietro lo pseudonimo di Souad si nasconde una delle nove donne che hanno raccontato la propria vita all’autrice, per far conoscere la condizione femminile nell’Egitto contemporaneo, tra infibulazioni, matrimoni combinati, segregazioni domestiche, impossibilità di studiare e lavorare, ripudi da parte dei mariti, che possono esercitare – al pari dei fratelli e dei genitori – qualunque tipo di sopraffazione fisica e psicologica su una donna.
Nella fattispecie, la vita di Souad si snoda tra la famiglia d’origine, scura di pelle, discendente da generazioni di schiavi e attualmente impiegata nella raccolta delle canne da zucchero, e l’amore per Marwan, che invece appartiene a un’etnia dalla pelle più chiara.
I due gruppi sociali difficilmente combinano matrimoni tra loro, e i due innamorati infatti vivono una sorta di riedizione di Romeo e Giulietta con ambientazione egiziana.
Coltivano la loro passione d’amore pur sapendo di non poterla vivere realmente, in previsione degli impedimenti che i genitori opporrebbero, supportati da tradizioni millenarie che sono tuttora indiscutibili.
La sensibilità dell’autrice riesce a raccontare questa relazione clandestina e travagliata e il suo doloroso epilogo, regalandoci al contempo uno spaccato esotico ricco di sapori, colori e suggestioni, mentre lo scontro tra i sentimenti dei due giovani fidanzati con le tradizioni di un’intera società diventa impari.
Ma è sempre e solo il coraggio di chi non accetta certi aspetti liberticidi del luogo in cui vive che, passo dopo passo, riesce a smuovere le acque e, a lungo andare, riesce a ottenere le necessarie riforme private e pubbliche.
Ed è con questo spirito che le nove donne egiziane hanno scelto di affidare le proprie storie ai lettori italiani: perché questo libro diventi un inizio di libertà.