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Ci sono storie talmente aberranti da sembrare irreali; eppure sono vere, ed è questo che fa inorridire.
Storie che nessuno dovrebbe mai ascoltare, e men che meno vivere sulla propria pelle, ma che è necessario conoscere.
All’inizio degli anni Ottanta il Guatemala era dilaniato da un duro conflitto civile. Ed è tristemente risaputo che proprio durante la guerra gli uomini riescono a dare sfogo ai loro più crudeli istinti, spesso torturando e stuprando chi non si può difendere.
E infatti durante quel conflitto moltissime donne e bambine della comunità Achí vennero violentate dai membri dell’organizzazione paramilitare Patrullas de Autodefensa Civil, meglio nota come PAC.
Alcune delle vittime avevano solo 12 anni, considerate alla stregua di oggetti da consumare, corpi su cui sfogare le fantasie sessuali più turpi, certi di farla franca: chi avrebbe mai potuto prendere sul serio le accuse di un gruppo di indigene?
Invece, nel 2011 trentasei donne della comunità Achí, sopravvissute agli stupri degli uomini della PAC, hanno presentato denuncia contro i loro aguzzini.
Sapete com’è andata a finire?
Hanno vinto.
Lo scorso gennaio, quattro stupratori sono stati condannati a trent’anni di reclusione e uno addirittura a quaranta.
Era stata chiesta una sentenza esemplare per dimostrare che il sistema giudiziario del Guatemala non avrebbe più accettato l’impunità per reati sessuali avvenuti durante il conflitto civile.
C’è voluto tempo, tantissimo tempo, e non riesco neppure a immaginare quanta sofferenza e determinazione, quanto incrollabile desiderio di giustizia e forza siano stati necessari a queste donne, ma alla fine hanno vinto.
Un esempio per tutte coloro che sono vittime di violenza: non abbiate mai paura di denunciare, non è mai troppo tardi per farlo.
Non è mai troppo tardi per ottenere giustizia.
(Sara S.)

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