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Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pericoli del web.
Liliana Segre a quattordici anni fu deportata ad Auschwitz. Era il 1944.
Riuscì a resistere abbastanza da essere liberata dai russi, insieme ai pochi altri superstiti del campo di sterminio.
Ha vissuto un’intera esistenza per non far dimenticare gli orrori che ha subìto, affinché non si ripetano in futuro. Questo le è giustamente valso la carica di senatrice a vita, un riconoscimento innanzitutto etico.
Ma, arrivata a novantatré anni, ancora si vede costretta a difendersi dai continui attacchi di chi, anziché ammirarla per i suoi sforzi, la insulta proprio per il suo passato, arrivando addirittura a invocare le camere a gas.
Stavolta però i suoi nemici non sono truppe di soldati tedeschi, ma i cosiddetti hater, gli utenti che si nascondono dietro l’anonimato di internet per vomitare tutto il loro odio contro una donna sopravvissuta alla peggiore pagina della storia umana.
Ancora una volta la senatrice Segre ha saputo dare il buon esempio, denunciando immediatamente chi l’ha attaccata con vergognosi insulti antisemiti.
I Carabinieri, con un’operazione di “web patrolling” (un pattugliamento virtuale della Rete), sono riusciti ad associare ai nickname le reali identità dei colpevoli.
Tra gli hater di Liliana Segre ci sono lo Chef Rubio e il segretario della Lega di Reggio Calabria.
In tutto sono venti le persone segnalate: 17 uomini e 3 donne.
La maggior parte delle ingiurie le sono arrivate per l’appoggio dato alla campagna di vaccinazione anti-covid, e quando ha inaugurato la legislatura a Palazzo Madama nel ruolo di presidente provvisoria.
Ancora una volta la realtà supera la fantasia: in quale orrendo film una donna della sua età, che ha vissuto esperienze disumane, verrebbe insultata con tanta crudeltà da individui repressi e carichi di odio?
Allo stesso tempo scalda il cuore vedere questa donna ancora fiera e perfettamente in grado di difendere la propria dignità.
E come diceva mia nonna: lasciali parlare, chi ha in bocca fiele, non può sputare miele.
(Francesca C.)

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