Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pericoli del web.
Manolo Portanova è un centrocampista, gioca in serie B.
Recentemente è stato condannato per lo stupro di una ragazza: durante la violenza, il fratello di Manolo e alcuni suoi amici la tenevano ferma.
La condanna non è ancora definitiva perché bisogna aspettare il secondo grado di giudizio. Nel frattempo Manolo continua a fare tranquillamente il calciatore. Infatti ha da poco esordito con la Reggiana.
Le tifose della squadra emiliana hanno giustamente manifestato davanti allo stadio, chiedendo alla società di non farlo giocare.
Così non è stato: a quanto pare il calcio segue logiche che vanno in direzione opposta rispetto alla morale.
La vittima, in un’intervista, ha chiesto che il calciatore venga perlomeno mandato in una comunità per soggetti colpevoli di maltrattamenti verso le donne.
Forse a qualcosa servirebbe. Magari lontano dal branco, con qualcuno che lo aiuti a capire che cosa sia la dignità femminile, potrebbe incominciare a rendersi conto del male che ha fatto, anziché continuare a dichiarare pubblicamente che lui non ha colpe.
Perché si sa, la colpa è sempre della vittima: è colpa sua se è bella, se è seducente, se cammina da sola di notte, se non riesce a difendersi da un gruppo di uomini che la tengono ferma con la forza.
Cambierà mai qualcosa?
Gli uomini riusciranno mai a capire che stuprare non è una goliardata tra amici?
Che se per avere un rapporto sessuale con una donna devi tenerla ferma con la forza si tratta di stupro e non di sesso consensuale?
L’unico aspetto positivo di questa storia orrenda è la solidarietà che la ragazza ha ricevuto da varie associazioni e da moltissime donne. Lei stessa l’ha definito come “un grande e caldo abbraccio”.
E io mi unisco a questo abbraccio con rispetto e ammirazione, perché ancora oggi le vittime “devono” avere un coraggio straordinario per sopravvivere a uno stupro, e un coraggio straordinario per riuscire a ottenere giustizia.
(Francesca C.)