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Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pericoli del web.
Michela Murgia ci ha lasciato il 10 agosto scorso.
Era una brava scrittrice, per quel che può valere il mio giudizio, un’opinionista mai banale, ma soprattutto un personaggio scomodo nel vero senso del termine.
Riusciva ad alzare un polverone ogni volta che apriva bocca. Nessuna sua dichiarazione è mai passata inosservata e questa, comunque la si pensi su di lei, è una gran bella qualità per una che fa della comunicazione il suo mestiere e, forse, la sua vita nel senso più pieno.
Contro di lei si sono sempre accaniti tutti: colleghi, politici, intellettuali, ma ancora di più la gente comune, trasformata in un’armata di hater, sempre pronti a intasare i suoi canali social di commenti cattivi, che spesso preferivano prenderla di mira più per l’aspetto fisico che per le sue idee.
L’altro giorno leggevo un’intervista in cui a ricordarla era la sua legale Cathy La Torre, che l’ha sempre assistita nelle varie cause contro i colpevoli di queste offese del tutto gratuite, dall’utente Facebook frustrato sino a Matteo Salvini.
Lei e la sua cliente procedevano sempre per via civile, ottenendo risarcimenti in denaro e montagne di lettere di scuse che il magistrato obbligava il condannato di turno a scrivere e inviare alla parte lesa.
L’avvocata La Torre racconta di quanto Michela patisse quest’accanimento generale, nonostante pubblicamente non lo desse a vedere. Era un vero e proprio tormento per lei.
Di tutto questo clima tossico, la cosa che più mi ha impressionata sono state le critiche sui social anche dopo la sua morte: da chi ci teneva a tutti i costi a scrivere un post per precisare quanto Murgia non gli fosse mai piaciuta a quelli che, nonostante il tragico evento, continuavano a insultarla commentando la notizia del suo funerale.
Neanche la morte è bastata a impietosirli almeno un po’, loro, poveri hater, che sono già morti dentro, mentre lei, comunque sia, continuerà a vivere attraverso le sue opere.
(Sara S.)

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