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Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pericoli del web.
Pochi giorni fa ho letto una notizia preoccupante, che parlava di un caso “anomalo” di Revenge Porn.
Innanzitutto bisogna spiegare che cos’è il reato di Revenge Porn (come si ostinano a chiamarlo i giornali), che in italiano potremmo tradurre con “Pornografia Vendicativa” o “Pornografia non consensuale”.
Di solito accade così: una persona viene lasciata dal partner e per vendicarsi condivide a sua insaputa (su social, chat, siti vari) fotografie o filmati sessualmente espliciti dell’ex.
Ma qui il caso è ancora più contorto e coinvolge un noto calciatore, Nicolò Zaniolo, che all’epoca dei fatti giocava nella Roma.
L’uomo, durante una serata qualsiasi, si è appartato con una fan appena conosciuta. Fin qui tutto normale: due giovani che si piacciono e di comune accordo decidono di fare sesso.
La ragazza nei giorni seguenti ha raccontato quest’esperienza in un gruppo WhatsApp composto dai suoi amici più stretti. E la cosa doveva rimanere lì.
Sennonché uno dei partecipanti alla chat ha pensato bene di diffondere i vocali con altri amici, finché – di telefonino in telefonino – sono diventati virali.
Quando lei l’ha scoperto, ha denunciato il suo amico per Revenge Porn: non importa quanto lei sia stata ingenua, e non importa che il suo amico non avesse nessuna intenzione di vendicarsi o di punirla. Nessuno può condividere senza consenso le confessioni private di un’altra persona.
L’episodio però ci fa capire come il Revenge Porn non si limiti alle immagini sessualmente esplicite, ma possa investire anche altre forme di comunicazione come, per l’appunto, gli audio, che non si possono diffondere a proprio piacimento.
Mia nonna mi diceva sempre: non fare niente che non vorresti che si sappia in giro. Ma mia nonna mai si sarebbe immaginata un mondo in cui le persone filmano e fotografano ogni momento della propria vita, dal più banale al più intimo, condividendolo sui social.
Altrimenti mi avrebbe detto: fai quello che vuoi, ma brucia lo smartphone.
(Sara S.)

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