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Come ogni domenica, vi presentiamo un post della nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pregiudizi e dai pericoli del web.
Ogni volta è la stessa storia.
Ogni volta che una donna uccide il proprio figlio di pochi mesi o di pochi anni – perché piange troppo, o per andare dal fidanzato, o per andare a un corso di cucina – comincia questa girandola di perizie e controperizie per stabilire se, al momento del delitto, fosse perfettamente in grado di intendere e volere.
Se non lo era, per la legge italiana questa madre assassina non è punibile. Non può scontare in carcere la sua condanna.
Ed è per questo che vengono spesi fiumi di parole per dimostrare quanto fosse fredda, lucida e determinata nel compiere il delitto, nel depistare le indagini, nel tentare di sottrarsi alle conseguenze.
Agli inquirenti ha dichiarato che, sui social ha scritto che.
Ma una madre che uccide il proprio neonato – o addirittura due, come nella tragedia da poco avvenuta a Bergamo – come può essere sana di mente?
Che importa che dopo abbia pianificato lucidamente la propria difesa: una mente sana può decidere di soffocare il proprio figlio mentre lo allatta?
Una mente sana può lasciare una bimba di 18 mesi per sei giorni da sola in una culletta?
E perché nessuno obietta niente – se è vero quello che si legge sui giornali – su un medico che al marito e ai parenti raccomanda di non lasciare mai, MAI, la madre da sola con il neonato e non avvisa i servizi sociali? E non richiede che venga ricoverata in una struttura adeguata?
Perché nessuno vede una corresponsabilità in chi non è intervenuto?
Io condivido l’orrore per questi omicidi che sarebbero un abominio anche per il peggiore dei criminali, però qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire che, in Italia, una madre che uccide il proprio bambino deve andare in carcere, e non conta se non è in grado di intendere e volere.
Ma resta ingiusto dichiararla sana di mente. Perché non lo è.
Strano Paese, però, il nostro, in cui ogni anno migliaia di persone anziane vengono dichiarate incapaci di intendere e volere, così che un tutore possa amministrare liberamente i loro cospicui patrimoni…
(Sonia F.)

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