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Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG @DonnenonfacciamoloinRete, nata per tutelare le donne e i minori dai pericoli del web.
Estelle Ramey nel 1940 era già un’affermata endocrinologa, fisiologa e femminista, divenuta famosa negli Stati Uniti per essersi opposta a Edgar Berman, chirurgo e leader del Partito Democratico, che affermava che le donne “non sono idonee a ricoprire alte cariche pubbliche a causa di violenti squilibri ormonali”.
Chissà che cosa direbbe Estelle nel vedere quello che ancora oggi subiscono le donne che lavorano in campo medico.
Women in Surgery Italia ha sottoposto a più di 3mila dottoresse, infermiere e specializzande un questionario anonimo, da cui è emerso che il 57% delle chirurghe e il 65% delle specializzande ha subìto o continua a subire molestie sessuali sul lavoro.
Si sprecano le testimonianze su:
– Battute sessiste: chi diventa primaria si sente dire che “ha ancora i lividi sulle ginocchia per quanti ne ha succhiati”.
– Molestie: “Durante il turno di guardia, una collega mi consigliò di chiudermi a chiave. Quella notte bussarono in tre, mi dissero: Apri che ci divertiamo, è il tuo battesimo”. Oppure: “Non siamo riconosciute come medici. Restiamo ‘signorine’ che devono sentirsi lusingate dalle palpate di uomini più anziani dei propri genitori”.
– Richieste di favori sessuali: “Un primario mi promise l’esclusiva in sala operatoria se fossi andata in hotel con lui, come se fosse la prassi”.
– Pressioni e minacce legate alla maternità: “Quando ero studentessa il primario ci disse: Appena entrate in specialità vi mettiamo la spirale”. Oppure: “Ti assumo, ma te la cucio per due anni”.
Finora in Italia nessuno aveva mai parlato di questa problematica, perché denunciare è difficile: chi lo fa (1 donna su 10) spesso non viene creduta o viene accusata di “aver esagerato”; e altre subiscono serie ripercussioni sul lavoro.
Ci sarebbero i Cug (Comitati unici di garanzia per le pari opportunità), peccato che siano occupati dagli stessi medici che abusano, o da loro amici e sottoposti.
Cara Estelle, quante umiliazioni serviranno prima di riuscire a spezzare queste catene?
(Sara D.)

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