Una serie di studi recenti condotti dal Centro nazionale dipendenze e doping, dall’Espad (progetto che studia l’uso di sostanze stupefacenti nei ragazzi delle scuole superiori) e dall’Istituto di fisiologia clinica del CNR convergono mostrandoci una panoramica inquietante, che riguarda l’uso di alcol, droghe e psicofarmaci da parte dei teenager.
Secondo le analisi sino al 30% dei ragazzi fa uso di cannabis, ma molti di loro non si accontentano delle droghe leggere, finendo per consumarle insieme a cocaina, ketamina, anfetamina e psicofarmaci rintracciati sul dark web, che ormai ha sostituito le tradizionali piazze di spaccio.
A tutto questo si aggiunge l’abuso di alcolici, riguardante almeno il 6% del campione statistico, che arriva a ubriacarsi anche venti volte al mese.
Il parere degli esperti è che la dipendenza da sostanze sia il sintomo di un malessere più profondo: nella maggior parte dei casi chi ricorre a droghe o alcol lo fa nella speranza di cambiare, almeno per un breve lasso di tempo, una condizione mentale o psicofisica che non gradisce, alla ricerca di una socialità forzata con i coetanei, confortata dall’uso comune di tali sostanze.
A questo genere di dipendenze fisiche si associa poi quella virtuale: sono almeno 900mila gli studenti che passano più di quattro ore al giorno navigando online.
La metà di loro ha subito bullismo in Rete a opera di coetanei, isolandosi sempre di più, in una vita appartata, lontana da luoghi di aggregazione extra-scolastica come biblioteche o centri sportivi.
Ancora una volta sembra che il consumo di sostanze pericolose sia l’effetto piuttosto che la causa del “mal di vivere” spesso connesso a quella fascia d’età.
Per combatterlo l’unica via praticabile è cercare di fare star meglio gli adolescenti con se stessi e con il mondo che li circonda, aiutandoli a scoprire le grandi risorse di cui sono depositari.
