Vi è mai capitato di entrare in casa di una persona conosciuta da poco e ritrovarvi catapultati in un’atmosfera che vi fa stare davvero bene?
Vi è mai successo di sbirciare passando davanti all’uscio di qualcuno e aver voglia di sedervi sul suo divano a chiacchierare?
Non facciamo confusione: è una situazione che non ha niente a che vedere con il vicino di casa che di tanto in tanto ci presta il sale.
Qui si parla d’altro: di trovare una facilità (e felicità) nei rapporti anche di breve durata, perfino casuali (per esempio incontrare qualcuno d’interessante mentre si sta in fila alle poste), fino ad arrivare a micro-società ideali come il cohousing.
Che cos’è?
Condomini solidali, efficienti ed etici, in cui si vive aiutandosi uno con l’altro e condividendo alcuni spazi.
Però la società ci ha abituati ad avere ambiti emotivi separati, a cui dare diversa importanza. Da una parte la scelta tradizionale: casa con porte chiuse a chiave, matrimonio e figli; dall’altra amici, serate in compagnia e frequentazioni romantiche.
Ma come combinare gli amici e la famiglia?
La famiglia gode della garanzia del sangue come collante, mentre i rapporti di amicizia non conoscono né una tutela né un riconoscimento collettivo.
Come afferma la scrittrice Rhaina Cohen “per le amicizie, la collettività non prevede dei rituali sociali, cioè quell’insieme di comportamenti codificati e universalmente conosciuti che segnano queste esperienze attraverso la condivisione. Perché le amicizie troncate non sono considerate una pietra miliare della crescita come lo sono, ad esempio, i cuori spezzati per amore”.
In effetti, anziché pretendere di essere felici grazie all’incontro con una persona, si potrebbe cercare di stare bene grazie alla presenza e all’apporto di molte più persone, senza ostinarsi a rincorrere e pretendere una dimensione di esclusività.
Infatti, coltivare legami amicali e sociali in una “tribù moderna” può diventare una risorsa preziosa per ovviare alla solitudine.
È così triste ritrovarsi da soli a sognare il grande amore: non sarebbe meglio organizzare una riunione con i nostri vicini di casa per parlare, conoscersi e ammettere il proprio bisogno di socializzare?