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Si chiama Viviana Del Tedesco. Fa la procuratrice presso il tribunale di Rovereto, dove recentemente sono avvenuti due delitti particolarmente violenti, compiuti da persone sotto la sua gestione giuridica.
Il primo caso è quello di Mara Fait, uccisa da un vicino a colpi di accetta dopo lunghi litigi condominiali. La donna aveva ripetutamente denunciato la pericolosità della situazione e della coabitazione con quello che sarebbe diventato il suo assassino, ma le era sempre stato negato il Codice Rosso, che avrebbe comportato una maggior allerta nei suoi confronti.
L’altro caso è quello di Chukwuka Nweke, che ha ucciso a calci e pugni una donna che camminava nel parco. Anche qui non era mai stato preso alcun tipo di provvedimento, nonostante l’uomo avesse già aggredito senza motivo due carabinieri e un ciclista, oltre alle segnalazioni giunte ripetutamente dalle sorelle dell’uomo, che lo ritenevano pericoloso.
Del Tedesco è arrivata persino a sostenere che erano loro a doversi prendere cura del fratello, anziché la Procura.
Si è poi spesa in altre affermazioni alquanto pittoresche, e senz’altro fuori luogo, definendo per esempio “fisicamente spettacolare” l’assassino nigeriano, o quando, parlando della regolarità con cui il pregiudicato si recava a firmare in questura, ha aggiunto: “Se gli studenti di oggi fossero così puntuali a scuola saremmo a cavallo”.
Le parole e i comportamenti della procuratrice fanno sospettare una certa leggerezza operativa che potrebbe aver portato a gravi negligenze.
Su segnalazione dei legali di una delle vittime si sono già messi in moto il Ministero e il Consiglio Superiore della Magistratura per chiarire se ci siano stati realmente degli errori, e in che misura, e se si sarebbe potuta evitare la morte di queste due persone.

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