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Il classico “cold case”, un caso di omicidio risalente a 27 anni fa, che si pensava ormai archiviato e che invece trova una probabile soluzione grazie all’interessamento di una criminologa.
Tutto è cominciato (o ricominciato, sarebbe meglio dire) con la tesi per il master in criminologia di Antonella Delfino Pesce, dedicata all’omicidio di Nada Cella.
Un fatto di cronaca nera che ai tempi godette di un grande clamore, visti anche i lunghi strascichi e i tentennamenti nelle indagini.
Nada era una giovane donna, assunta come segretaria nello studio di un commercialista di Chiavari, in provincia di Genova. Una mattina venne trovata morta senza nessun indizio su chi potesse essere il colpevole. Era stata assassinata violentemente con un corpo contundente mai ritrovato. Era il 1996.
Fu indagato il datore di lavoro e anche sua madre, senza però trovare alcuna prova decisiva.
Trascorsi quasi tre decenni, ormai nessuno si interessava più all’identità dell’assassino, se non sporadicamente qualche trasmissione televisiva.
Ci ha pensato la dottoressa Pesce a far riaprire le indagini e, come sembra, ad aiutare a scovare l’assassino.
Unica indagata attualmente è Annalucia Cecere, amica del commercialista (di cui sembra si fosse invaghita), che voleva ottenere a tutti i costi il posto di Nada. Già ai tempi, una vicina testimoniò di averla vista aggirarsi intorno allo stabile all’ora del delitto, ma dopo pochi giorni di indagini fu scagionata.
La criminologa ha ripescato il suo nome rileggendo le 12.000 pagine di verbali e rintracciando nuove piste investigative, che gli inquirenti non avevano battuto.
Antonella Pesce non fornisce ulteriori particolari visto che le indagini della procura di Genova sono tuttora in corso.
Sembra proprio uno di quei gialli in cui un detective estraneo ai fatti ne capisce più degli organi preposti, e invece è tutto vero.

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