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Che sia un’icona pop o meno, di sicuro “Elizabeth The Queen” a 94 anni è un’icona di stile d’antan, con gli immancabili cappelli e cappottini in tinte pastello, come una Barbie attempata e bassina. Qualcosa di noto e antico, e mai un sorriso di troppo.
Forse non si dovrebbe raccontarlo, ma l’amica di un’amica ha un suo gioco: le piace abbigliarsi, talvolta, come sua Maestà, da capo a piedi – borsettina e cappello compresi. Una volta terminata la vestizione se ne va a zonzo, in metropolitana o sul tram, tra il divertito stupore generale. A lei piace così, si immedesima nel personaggio.
La vera Regina invece, stando ai tabloid, sta pianificando durante le vacanze di Natale una “riunione d’emergenza” di tutta la famiglia reale con tanto di sessioni di terapia familiare.
A quanto pare, la regina ritiene che nessuno in famiglia sia in grado di risolvere i conflitti in corso, e che questa riunione con terapia annessa potrà aver luogo solo nel rispetto delle regole anti-covid.
Ma la notizia ha un orizzonte più ampio del gossip puro e semplice. A dimostrazione che la vecchiaia è una fase della vita forte di una saggezza e di un buon senso di cui c’è tanto bisogno – e nulla ha a che vedere con lo stato angusto del grottesco o dell’“improduttivo” in cui qualcuno la relega –, la regina riprende le redini senza mezzi termini (con questi rampolli ci vuole lo psicologo!), e si adopera affinché la sua decisione diventi di pubblico dominio, pane per i magazine di tutto il mondo.
Sua Maestà, a quanto pare, si è determinata a dare una sfumatura collettiva a un’iniziativa strettamente familiare, che aleggia oltre le sorti della casa reale, ed evoca uno sforzo di riconciliazione che guarda al Natale, puntando all’essenziale.
Guarire, imparare a stare insieme, senso di responsabilità, in nome del proprio ruolo. Non è forse qualcosa che vorremmo tutti, in questo momento difficile?
Sovrani o no, se dessimo più spesso ascolto ai consigli di chi è passato attraverso ogni genere di evento, dalla Seconda guerra mondiale all’avvento degli smartphone, in certi casi non ci sarebbe bisogno di un terapeuta: basterebbe ascoltare i nonni.

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