32

 

Durante questi ultimi mesi, telegiornali e social network si sono riempiti di immagini scioccanti. Aggressioni razziste come quella avvenuta a Milano pochi giorni fa, incidenti mortali come quello della funivia del Mottarone, il dolore dei migranti salvati in mezzo al mare: immagini che ci bombardano con una naturalezza spiazzante e con la volontà, forse, di risvegliare le coscienze.
Ma non sarà che, così facendo, si ottiene l’effetto opposto?
A forza di vedere certe immagini attraverso uno schermo diventa più difficile provare una vera empatia, capire che quei corpi pixelati appartengono a vite vere, persone come noi.
Le tragedie della pandemia trasmesse ininterrottamente ci hanno ricordato che, nonostante le comodità delle nostre vite, la morte è assai più vicina di quanto si vorrebbe pensare, eppure ci hanno anche desensibilizzato.
Giorgio Franzaroli, nel suo romanzo a fumetti “Orrido famigliare”, dopo il lockdown dell’anno scorso scriveva: “Il giorno della libertà, per noi, non è stato quello della liberazione dai nazifascisti, ma quando siamo scesi in piazza a berci uno spritz, accompagnato da un ricco tagliere”, perché la visione del dolore altrui ci ha resi più concentrati su un’eterna ricerca di leggerezza, e se alcune immagini provocano una reale indignazione, vengono dimenticate non appena si spegne lo smartphone.
Può darsi che mostrare l’orrore serva a colpire le coscienze, e che sia davvero necessario vedere per credere: allora perché, anche vedendo, l’empatia non si risveglia?
Le tante vite distrutte sotto l’occhio della telecamera vengono presto archiviate, e poco importa se le vittime o i loro familiari avessero dato il consenso alla diffusione di quelle immagini, o se l’indignazione darà poi origine a veri procedimenti per ottenere giustizia.
A cosa serve divulgare il dolore altrui, se le vittime diventano il volto qualunque di un video scioccante di cui non si ricorda più nessuno?

 

Lascia un commento

Condividi:

Gli ultimi POST

Le rubriche

Mondo Pop
Donne
come noi
La bottega
delle parole
Parola
d'autore
A voce
alta

Resta aggiornato

Instagram feed