In queste ultime settimane sta circolando una notizia davvero interessante.
È stato istituito il reddito di libertà, un contributo fino a un massimo di 400 euro al mese per un anno, al quale potranno accedere, come recita la circolare dell’Inps, le donne vittime di violenza in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà.
Potranno farne richiesta le donne, con figli minorenni o senza figli, seguite dai centri antiviolenza e dai servizi sociali per sottrarsi alle situazioni vessatorie a cui sono sottoposte.
A cosa servono questi soldi?
Secondo l’Inps, i fondi erogati devono essere destinati alle spese per l’autonomia abitativa e personale, e per finanziare i percorsi scolastici e formativi dei figli.
Una misura compatibile con altre forme di sostegno al reddito, a cui potranno accedere donne italiane, europee o extracomunitarie con regolare permesso di soggiorno, e per la quale sono stati stanziati tre milioni di euro.
Una bella notizia, giusto?
Non esattamente, perché esiste una differenza sostanziale tra la teoria e la pratica.
In teoria, forse, con 400 euro al mese e parecchi salti mortali una persona riuscirebbe a pagare l’affitto di una casa e il cibo per sfamare sé ed eventuali figli. Nella pratica no.
Ma il punto cruciale è un altro.
Lo ha fatto presente DiRe, la principale rete dei centri antiviolenza in Italia: i fondi messi a disposizione per il reddito di libertà sono del tutto inadeguati.
Con le cifre stanziate, al reddito di libertà potranno accedere al massimo 625 donne in tutta Italia, mentre sono quasi 50mila quelle accolte ogni anno nei centri antiviolenza.
Se solo un quinto di queste ottenesse il contributo per un anno, servirebbero quasi 50 milioni di euro.
Tutto chiaro?
625 donne a fronte di 50mila. Una goccia in un mare di disperazione.
In più: per accedere al reddito di libertà serve una certificazione dei servizi sociali, quando è risaputo che non tutte le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza accettano poi di farsi seguire dai servizi sociali.
Niente da fare. Ancora una volta, quello che poteva essere un aiuto concreto per le donne in difficoltà somiglia tristemente a uno specchietto per le allodole.