In alcuni Paesi esistono già, le carrozze riservate solo alle donne.
L’esempio più noto arriva dal Giappone. Lì dal 2004 ogni convoglio riserva carrozze alle donne, mentre in India il problema delle aggressioni aveva raggiunto dimensioni tali che nel 2009 sono stati istituiti treni interamente dedicati a loro.
Dopo le violenze verificatesi alcune settimane fa sulla tratta Milano-Varese la proposta arriva anche in Italia: “Con questa petizione chiediamo a Trenord di dedicare, su tutte le sue linee, la carrozza di testa alle donne. In questo modo, a qualsiasi ora, si potrà viaggiare sicure”.
Così si legge nella richiesta di Greta Carla Achini su Change.org, che ha già raggiunto 15mila firme.
La Regione però boccia la petizione, definendola una sorta di inaccettabile apartheid, poiché non risolve la violenza a monte, ma porta solo a una marginalizzazione di genere.
Le carrozze rosa sono una sconfitta, una divisione degli spazi che non protegge ma ghettizza, e che induce a considerare le donne come una minoranza da proteggere.
Come si può accettare una proposta che renderebbe macroscopica una differenza che non esiste, tra uomo e donna, e che tanto stiamo faticando a smantellare?
Oltre che controproducente per la lotta alla disparità di genere, sarebbe un enorme passo indietro per la civiltà. Ci indigniamo per quelle religioni che coprono il viso, i capelli e il corpo delle donne, ma siamo disposti ad accettare vagoni per sole donne, come se la violenza di genere fosse inevitabile? Quasi a ritenere uomini e donne incapaci di condividere uno spazio senza aggredirsi?
Non si può risolvere la violenza sulle donne impedendo agli uomini di avvicinarsi sui mezzi pubblici. E per strada? E sul lavoro? Nei locali? In famiglia?
L’unica possibilità concreta è aumentare i controlli, far rispettare davvero le leggi, punire realmente i colpevoli di atti di violenza e, soprattutto, educare gli uomini al rispetto del corpo e della dignità femminili sin da bambini.
Tocca a ogni adulto – uomo o donna che sia – considerare la violenza di genere una questione che lo riguarda direttamente, per disinnescare una mentalità inaccettabile.